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PNRR, Fitto su presunti ritardi: polverone incomprensibile, basato su dati oggettivamente non rispondenti al vero

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lunedì 22 aprile 2024
Comunicato Stampa
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“In riferimento all’articolo titolato ‘Bruxelles avverte l’Italia sul PNRR. Troppi progetti rinviati al 2026’, pubblicato questa mattina, a pagina 12, dal quotidiano la Repubblica, si precisa quanto segue:

Il servizio ‘ricerca’ del Parlamento europeo produce dei ‘briefing’ che in teoria (come indicato in un disclaimer in ogni briefing) sono documenti ad uso interno preparati per i membri e lo staff del parlamento, e la responsabilità del contenuto è solo dell’autore e non del Parlamento.

Spiace quindi constatare che oggi viene dato strumentalmente risalto ed in modo non veritiero alle informazioni contenute nel briefing ed invece non si è dato risalto al Rapporto ufficiale di valutazione intermedia della Commissione europea di febbraio scorso che ha certificato lo stato di attuazione del PNRR, ribadendo che l’Italia è fra quelli più virtuosi”: così il Ministro per gli Affari europei, il sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto.

“Il titolo virgolettato ‘Troppi progetti rinviati al 2026’, al contrario di quanto si evince dall’articolo, non è in alcun modo riconducibile allo studio condotto dal Servizio Ricerche del Parlamento europeo”, prosegue il Ministro. “Il briefing PE, invece, riporta che ‘la revisione ha spostato parte delle risorse e degli obiettivi verso la fine del Piano e che la decima rata è diventata la più corposa con il 46% dei target’. La considerazione ‘Troppi progetti’, attribuita allo studio europeo, è palesemente priva di fondamento, anche perché il fatto che numerosi target siano collocati nella fase finale del Piano rappresenta la normalità di un ambizioso programma pluriennale di riforme e soprattutto investimenti, come avviene in tutti gli Stati membri”, spiega Fitto.

“Come ben si evince dal briefing PE, dato ‘ovviamente’ non riportato da Repubblica, il 56% delle milestones sono state inserite e raggiunte nelle prime quattro rate del piano, in assoluta coerenza con il dato del 46% dei target inseriti nella fase finale del PNRR, come accade in tutti gli Stati membri.”

“In relazione ai ritardi evocati dall’articolo di Repubblica si segnala che la parola ritardo è menzionata solo a pagina 2 laddove si chiarisce lo stesso è stato inserito nelle ‘raccomandazioni specifiche 2023’ sia per l’Italia sia per tutti gli altri Stati membri. Ciò, infatti, ha rappresentato la base della revisione del piano che il governo Meloni ha proposto, e la Commissione prima ed il Consiglio poi hanno approvato, ma ovviamente anche questo viene omesso.

“Nel briefing PE viene correttamente riportato che le risorse per la ‘M2C4 Tutela del territorio e della risorsa idrica’ sono diminuite del 34,4%, ma l’articolo , ‘ovviamente’, evita di chiarire che la rimodulazione di 6 miliardi di euro di ‘piccole e medie opere’, con fonti di finanziamento diverse dal Piano, non ha nulla a che vedere con gli interventi ‘tutela del territorio e della risorsa idrica’, se non nella denominazione della misura, che il Governo ha invece opportunamente implementato stanziando 1,2 miliardi di euro per le opere riferite al dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna, Marche e Toscana, chiarisce ancora il Ministro.

“Nello specifico le piccole e medie opere ‘spostate dal piano’, tutte finanziate nel 2019 e quindi antecedenti all’entrata in vigore del PNRR ed in palese contrasto con i vincoli e le rigide condizionalità imposte nell’attuazione del piano, hanno evidenziato notevoli criticità in ordine all’ammissibilità della spesa. Tali misure si compongono di circa 40.000 interventi di piccole dimensioni, che richiedono un onere amministrativo molto elevato, in sede di analisi, monitoraggio, controllo e rendicontazione. Circa 1 miliardo di euro di interventi sono stati destinati alla manutenzione e al ripristino di strade, che, come noto, non sono ammissibili nel PNRR”.

“Gli altri interventi sono opere che, a seguito dell’incremento dei costi delle materie prime e dei ritardi accumulati negli anni 2021-2022 per la fase di selezione e avvio dei progetti, non consentivano il raggiungimento degli obiettivi previsti nei tempi stabiliti dal Piano e comunque entro il 30 giugno 2026. Tali interventi sono stati comunque rifinanziati nell’ambito dell’ultimo Decreto-legge PNRR. Analogamente si è proceduto con le misure relative alle politiche di coesione. Alla luce di questi chiarimenti di merito, sinceramente appare incomprensibile sollevare un inutile polverone basato peraltro su dati che, se letti realmente e con attenzione, oggettivamente non corrispondono al vero”, conclude il Ministro.

Comunicato Stampa

 
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